Parrocchia San Pietro - Abbiategrasso
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RICORDO DI DON DAVIDE BOSETTI Giovedì 19 febbraio 1998 il Signore ha chiamato a sé, dopo una malattia veramente lunga e dolorosa, il sacerdote don Davide Bosetti, che è stato per circa 15 anni Coadiuotore nella nostra parrocchia. L’incarico affidatomi dal Parroco di ricordarlo, da una parte mi torna gradito ma, dall’altra mi crea difficoltà a motivo della profonda amicizia che mi ha legato a lui sin da quando avevo tredici anni. Giunto in mezzo a noi nel 1943, novello sacerdote, gli fu affidato l’Oratorio maschile, allora situato in via Curioni, dove ora si trova l’Oratorio femminile. Già in partenza ha trovato una situazione difficile, essendo tutti i giovani sotto le armi; poteva contare sulla collaborazione di un generoso gruppo di adolescenti. Il Signore gli mandò un provvidenziale aiuto da un soldatino in forza presso il distretto militare distaccato nella nostra città: Giancarlo Brasca. Don Davide collaborava con Brasca nell’assistenza ai soldati, e Brasca aiutava Don Davide accostando gli adolescenti. Dopo i terribili bombardamenti dell’agosto 1943 su Milano, i locali dell’Oratorio furono requisiti per accogliere gli sfollati e, in seguito, anche dalla Milizia della Guardia Repubblicana. La casa dell’Assistente e la terrazza annessa divennero allora l’Oratorio e ci si affezionò talmente che anche in seguito si faticò parecchio per ritornare nella sede normale. Terminata la guerra difficoltà nuove si presentavano nel raccogliere i giovani reduci, nella maggior parte, nei campi di prigionia. Alcuni ripresero la vita oratoriana, altri non si trovarono a loro agio e si allontanarono. Esigente innanzitutto con se stesso, don Davide fu sempre esigente anche con i giovani ed i ragazzi. Ma proprio in forza di questa esigenza seppe formare una schiera di ragazzi e di giovani profondamente motivati e generosamente impegnati dentro e fuori l’Oratorio. Amava i giovani e i ragazzi di un affetto grande, anche se si celava sotto una scorza talora ruvida e pungente. Quando qualcuno entrava “in crisi”, lo seguiva con il consiglio, con la preghiera e con il “digiuno”. Qualche volta mi è toccato di “richiamarlo”… Certo non sono mancati momenti dolorosi di tensione e incomprensione. Anch’io li ho provati. Allora mi invitava a pregare assieme e, in questo modo, almeno non veniva meno la comunione, pur restando diverse le valutazioni. In certe situazioni fu giudicato duro ed intransigente. E ne soffriva. Una volta che glielo facevo presente mi confessò quanto gli costavano certe prese di posizione ma temeva che, cedendo su alcune cose, alla fine arrivasse a cedere su cose che la coscienza non gli permetteva. Soffrì molto quando l’Oratorio fu affidato ad altri sacerdoti, ma non tanto per se stesso, quanto invece per l’emarginazione di alcuni giovani. Ma questi erano saldamente formati e….. trovarono altro lavoro. Lasciò la parrocchia nei primissimi giorni del 1959, di nascosto, nominato Parroco di Cisliano. Ormai cosciente del male che lo minava, senti profondamente la morte di Don Carlo Restelli e, quando gliela comunicai telefonicamente mi disse: “Ora tocca a me”. Andandolo a trovare la Pasqua successiva, lo trovammo “felice”: lo disse li stesso. Aveva vissuto con i suoi parrocchiani un intenso Triduo Pasquale. Al termine delle celebrazioni del Venerdì Santo, aveva fatto la Confessione Generale della sua vita e aveva chiesto l’Olio degli infermi: “E’ la più bella Pasqua della mia vita!”, ci disse. Anche se non lo ha mai detto, si intuiva il desiderio di terminare la sa giornata terrena da “Parroco”. La lunga e debilitante malattia non lo permise. L’ho visto per l’ultima volta poco tempo prima di Natale. “Vedi –mi disse piangendo -, non riesco più neanche a dire il Breviario!”. Adesso non sono più le “Ore” del breviario a segnare il ritmo della sua giornata: ora è associato alla celebrazione perenne di quella Liturgia che in terra aveva tanto amato e fatto amare.
Grazie Don Davide!
Quello che lei con tanto amore,magari non riconosciuto, ha seminato, non è andato perduto: i suoi giovani ne sono testimoni.
Arrivederci!
Edoardo Pessina
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