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Ha portato na ventata di novità dimostrata dalle opere che ha intrapreso
cominciando dalle riparazioni alla casa canonica. Il 2 marzo 1857 rivolge una
petizione all’arcivescovo per un contributo alle spese da affrontare. In questa
lettera troviamo che la popolazione della parrocchia di S. Pietro si avvicinava
alle 4000 anime “e così disperso da formare l’aggregato N° 136 cassine la
maggior parte in lontananza fino alle 4 miglia. Il beneficio parrocchiale è
dotato di così tenue reddito stabile da non permettere mai nel luogo di tanti e
tanti anni passati all’investito (cioè il parroco) di essere in grado di porre
pensiero ed opera nel riordinamento e ristauro della propria abitazione”.
Si dilunga poi nel descrivere lo stato deplorevole della casa e le più urgenti
opere da eseguire e pertanto domanda un “sussidio ecclesiastico”.
La domanda venne “caldamente raccomandata” dal prevosto Palazzi, vicario
foraneo: l’esito è stato deludente.
Questo però non ha scoraggiato lo spirito di iniziativa del nuovo parroco, il
quale, prima che finisse l’anno, ha lanciato alla popolazione la proposta di
costruire una bussola alla porta meridionale della chiesa. Venne infatti
eseguita in noce pregiata e lavorata e ancora oggi fa bella mostra di sé. In
realtà la porta occidentale (era ancora una sola sulla facciata principale)
aveva dalla costruzione della chiesa una bellissima bussola, che faceva da
supporto al vecchio organo, mentre invece quella a meridione era veramente
spoglia e faceva brutta impressione all’interno della chiesa. Se poi si tiene
presente la vicenda, mai chiarita, sulla proprietà del “piazzale della chiesa”,
che aveva tenuta aperta una vertenza tra la Fabbriceria e la Deputazione
comunale per parecchi decenni, si comprende il desiderio del parroco di dare a
questo ingresso, che per vari motivi si è sempre considerato come il più
accessibile ai parrocchiani, una veste dignitosa.
li ultimi anni di cura a S. Pietro del parroco Giovanni Bernacchi furono
segnati da una certa calma politica e sociale e la conseguente volontà di
ripresa nei vari settori dell’attività comunitaria. Con le guerre
dell’indipendenza nazionale era cessato il dominio austriaco, erano scomparse le
epidemie di colera e non si era ancora creata quella rottura tra comunità
ecclesiale seguita alla presa di Roma come capitale d’Italia. Infatti quando
questa avverrà nel 1870 da parte delle truppe italiane, il parroco Bernacchi era
già ad Agliate perché promosso a quella prepositura.
Il clima di ripresa ad Abbiategrasso è confermato ad esempio da una più ordinata
ripresa nel settore dell’istituzione popolare. Ne è prova la costituzione degli
Asili d’infanzia, da parte del Consiglio Comunale nella seduta del 7 maggio
1860, con la nomina di una commissione alla quale è invitato a far parte il
parroco di S. Pietro.
Anche la scuola elementare viene organizzata con metodi più moderni e a questi
vengono affiancati dei corsi per adulti analfabeti. Come vedete non c’è niente
di nuovo sotto il sole. Ed è interessante anche la parte svolta dal Clero, che
ha sempre favorito la cultura e l’istruzione della popolazione. Purtroppo la
“Questione romana del potere temporale” ha favorito in Italia il sorgere del
laicismo di cui portiamo le conseguenze anche nei nostri giorni. Vedi la
questione della cosìdetta “Scuola privata”. Comunque sarebbe interessante
studiare storicamente il sorgere delle scuole in Abbiategrasso.
Nel 1860 la Confraternita volle dotarsi di uno stendardo, ricamato su seta, che
riproduce un ostensorio adorato degli angeli da una parte e dall’altra
l’immagine della Madonna con i Santi Pietro e Paolo e i simboli della SS.
Trinità. Venne seguito dalla ditta Guzoni di Milano e venne a costare £. 3500.
Si eseguì anche il “guarniero” per la sua custodia dal falegname Gaetano Rossi
al prezzo di £ 18.50.
Sempre per interessamento del parroco Bernacchi nel 1869/70 venne trasformato
l’oratorio della SS. Trinità, detto anche della B.V. Incoronata o delle Grazie,
rendendolo comunicante con la chiesa parrocchiale e demolito l’esistente altare
a muro e pittura, venne eretto il presente marmo per offerta di parrocchiani e
del Rev. Sacerdote Don Gaetano Gnocchi sopra disegno dell’ing. Carlo Annovazzi,
eseguito dal Bottinelli Giacomo e fratelli di Viggiù, essendo parroco Giovanni
Bernacchi e fabbriceri Calderaro Cesare, Bottini Antonio, Gioletta Felice”.
Nel 1870 prima che terminasse il suo pastorato in S. Pietro, il parroco
Bernacchi fece rifare in marmo, sempre dai fratelli Bottinelli, l’altare di S.
Sebastiano.
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