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Messaggio del Cardinale L’oratorio: insieme per una vita piena.
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Carissimi,
Così il Papa incoraggia ogni nostro oratorio a diventare
sempre più una “porta della fede”, un luogo e un’esperienza capace di introdurre
in una vita piena. L’oratorio è chiamato ad essere un luogo educativo
privilegiato per scoprire la bellezza della fede e la sua convenienza per la
vita concreta, fin dai primi anni della nostra vita. Perché questo possa
accadere è necessario curare e guidare sempre di più la vita e l’opera degli
educatori nei nostri oratori. Essi sono anzitutto collaboratori della grazia di
Dio e proprio per questo sono chiamati a vivere in prima persona il dono della
fede nella comunità. Per tanti ragazzi l’oratorio costituisce anche ben di più di
una porta, arrivando a diventare una vera e propria “casa della fede”. In esso,
infatti, si impara a credere condividendo la fede con gli altri e dandole
concretezza. Sappiamo bene che nessuno crede da solo: si crede tutti insieme,
come Chiesa del Signore, e insieme si cammina. Gli adulti e i giovani aiuteranno
i ragazzi a crescere nella fede; i ragazzi aiuteranno gli adulti e i giovani a
mantenere viva la freschezza della loro fede. All’inizio di questo nuovo anno,
vorrei rivolgere a tutti l’invito ad osare il “salto della fede”, con serenità e
serietà. Chi crede si affida e lo fa sulla base della presenza viva di Gesù
Risorto in mezzo a noi: Egli è sempre fedele. Di cuore invoco su tutti voi che in vario modo vivete
l’esperienza dell’oratorio la benedizione del Signore. Arcivescovo di Milano
Anno pastorale oratoriano 2012-2013 Il tema per il cammino oratoriano nell'anno della fede
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C’è un salto che dobbiamo fare perché corrisponde ad una
chiamata che ci viene da Colui che ci ama. È il salto della fede, di chi corre
incontro al Signore Gesù perché ha sentito la sua voce. È un salto coraggioso
che è segno di una scelta risoluta, che riempie il cuore di gioia. Questo salto
per i ragazzi dei nostri oratori, in quest’Anno della fede che il Papa ha voluto
per la Chiesa, diventa per noi un grido forte: «JUMP!». Prepariamo i ragazzi a fare questo salto, sproniamoli e
animiamoli con tutto l’entusiasmo che la nostra fede sa generare e sa
trasmettere, dicendo loro: «Salta! Fidati! Balza in piedi, fai “jump!”, come
quel cieco sulla strada che parte da Gerico, come Bartimeo (cfr. Icona biblica),
e vieni da Gesù, insieme ai tuoi compagni; chiedigli con fiducia quello che hai
nel cuore, non dare nulla per scontato, prega con semplicità, e vedrai che ci
sarà una risposta che vale la tua felicità: anche a te Gesù dirà: “Va’, la tua
fede ti ha salvato”». Insieme, con la fede che condividiamo nell’unico Dio, il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, rinnoveremo la nostra scelta di seguire il
Signore lungo la strada che lui va tracciando per noi. L’incontro con il Signore Gesù sarà il cuore di questo Anno
oratoriano 2012-2013 che coincide sostanzialmente con l’Anno della fede voluto
da Papa Benedetto XVI «per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare
l’entusiasmo nel comunicare la fede» (Porta Fidei, 7). Anche nei nostri oratori vivremo questo impegno trasmettendo
«i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata», e riflettendo
con i più giovani «sullo stesso atto con cui si crede», perché insieme, a
qualsiasi generazione apparteniamo, possiamo professare la nostra fede. LA CHIAVE DELLA FEDE IN ORATORIO: LA FESTA L’elemento chiave di quest’anno sarà la dimensione della festa
e della gioia che vogliamo ritrovare come condizione permanente della vita in
oratorio. Per questo diciamo «Jump!», pensando allo slancio
irrefrenabile di chi gioca, si diverte, non si ferma mai - e nemmeno lo vorrebbe
- perché sta provando la bellezza dello stare insieme, sta sperimentando cosa
significa sentirsi a casa, sorretto, amato, accompagnato, animato, spronato a
fare sempre meglio e a dare di più! L’estensione oratoriana della fede sta nel costruire una
comunità a partire dai più piccoli e dai più giovani, una comunità che mette al
centro l’educazione e quindi l’accoglienza, il rispetto, la libertà,
l’intelligenza delle giovani generazioni per invitarle a crescere e a maturare
nella vita e nella fede, in un equilibrio che non sarà mai precario perché si
costruisce sul vangelo.
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L’oratorio è chiamato a essere una comunità festosa – a
sfruttare soprattutto la celebrazione del giorno festivo per esserlo – dove la
festa è preparata dai più grandi per i più piccoli. Pensiamo che questa possa
essere una delle eredità di Family 2012. Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie
segna inevitabilmente il cammino anche di questo Anno della fede, soprattutto
per la nostra diocesi e quindi anche per i nostri oratori. «Jump!» è il salto di qualità che migliora la cura
dell’ambiente oratoriano, il coinvolgimento di nuove figure educative, l’impegno
degli animatori anche durante il tempo «invernale», l’invito al gioco, il patto
e la collaborazione con i genitori per una presenza dei ragazzi in oratorio
durante il loro tempo libero e «informale». È così che la trasmissione della
fede in un «Dio vicino» passa attraverso la relazione educativa e l’intelligenza
delle proposte, in un luogo e in un tempo favorevole che è l’oratorio. L'ORATORIO, CASA DELLA FEDE Le parole di Papa Benedetto XVI nella sua visita a Milano sono
il punto di partenza per fare il nostro salto. Riferendosi all’oratorio nel suo
discorso ai ragazzi della Cresima, nella bellissima festa di San Siro il 2
giugno scorso, così lo descriveva: «L’oratorio, come dice la parola, è un luogo
dove si prega, ma anche dove si sta insieme nella gioia della fede, si fa
catechesi, si gioca, si organizzano attività di servizio e di altro genere, si
impara a vivere, direi. Siate frequentatori assidui del vostro oratorio, per
maturare sempre più nella conoscenza e nella sequela del Signore!» (Stadio
Meazza, 2 giugno 2012). Il «lavoro» dell’oratorio, che noi ci assumiamo, consiste nel
generare occasioni in cui «si sta insieme nella gioia della fede», come ci dice
il Papa, e dove ogni attività integra la fede con la vita perché in oratorio – è
sempre il Santo Padre che ce lo dice – «si impara a vivere»! L'APPOGGIO SUI «FONDAMENTALI» L’integrazione fede e vita, principio fondante e obiettivo
dell’oratorio, si realizza proponendo ai ragazzi una vita evangelicamente
vissuta, cioè la «vita buona del Vangelo». Questa proposta parte da un
convincimento che è un piccolo credo di ogni educatore cristiano e che il
Concilio Vaticano II – al centro delle celebrazioni dell’Anno della fede – ha
così bene sintetizzato: «Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa
anch'egli più uomo» (Gaudium et Spes, 41). Per esercitarsi nel salto della fede occorre dunque partire
dai «fondamentali», individuarli, sintetizzarli e riproporli con strumenti e
linguaggi «che sono quelli dell’esperienza quotidiana dei più giovani:
aggregazione, sport, musica, teatro, gioco, studio» (Educare alla vita buona del
Vangelo). Per questo diciamo «Jump!» e parliamo ai ragazzi – come loro possano
intenderci – del salto della fede che parte dall’accorgersi di essere amati da
Dio, dall’accogliere la sua Parola e obbedire ad essa per poi vivere con
costanza i sacramenti e il comandamento dell’amore, dentro una comunità in cui
ci si vuole bene, ci si perdona e si accolgono tutti, con un’attenzione a
rimanere «su» in alto, là dove il salto ci ha condotti, in compagnia di Gesù,
imparando a pregare ogni giorno con fiducia e fedeltà e ad affidarci a Lui,
confidando nella sua amicizia (è utile per questi «fondamentali della fede»
tenere presente l’Omelia del Santo Padre durante la Messa a Bresso del 3 giugno
2012 per Family 2012). LA COSTANZA DEL «BELLO»
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Il bello di tutto questo consiste nell’invito che gli stessi
ragazzi possono rivolgere ai loro amici, ai loro genitori, ai loro familiari e
parenti a «riscoprire il cammino della fede», dimostrando, innanzitutto
attraverso le loro azioni quotidiane, «con sempre maggiore evidenza la gioia ed
il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo» (Porta Fidei, 2). Nei nostri
oratori ci sono ragazzi che credono e che possono porsi consapevolmente al
servizio della «nuova evangelizzazione». Questi ragazzi cercano da noi «proposte
alte» – proposte «Jump!» potremmo dire quest’anno – fatte da parte degli
educatori con costanza e attenzione, delicatezza e determinazione, coraggio e
passione. Richiedere la costanza negli impegni e nella presenza prevede, da
parte nostra, una fedeltà a proporre sempre ciò che è bello e entusiasmante per
i ragazzi, sapendo che non è la fatica che li scoraggia ma la noia! Ogni
proposta quindi va calibrata, preparata bene e accettata con convinzione per
essere lanciata provocando innanzitutto la gioia. L’improvvisazione non fa
scattare la scelta gioiosa della fedeltà come non lo fanno neppure il
perfezionismo o l’attesa di «tempi migliori»… La costanza è dunque un altro elemento chiave dell’Anno
oratoriano «Jump!», una costanza «richiesta» ai ragazzi perché innanzitutto è
loro offerta e testimoniata dai più grandi, come segno di una fedeltà a ciò che
conta davvero, che risulta evidente proprio perché prima viene vissuto da chi lo
propone. DUE «CONOSCENZE» PER IL SALTO Abbiamo la responsabilità di costruire le basi perché Gesù sia
riconosciuto, amato, custodito e perché sia Lui a guidare i passi dei ragazzi
anche in futuro. Le basi per un salto della fede che duri tutta la vita sono la
nostra testimonianza e il continuo riferimento alla Parola di Dio. San Paolo
parlando a Timoteo traccia questo orizzonte: «Tu però rimani saldo in quello che
hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e
conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la
salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù» (2 Timoteo 3, 14-15).
La conoscenza di persone affidabili, di credenti che siano innanzitutto
credibili, con cui i ragazzi possano addirittura instaurare un rapporto di
confidenza e fiducia, è determinante per la fede delle giovani generazioni.
Scriveva don Bosco nella Lettera da Roma del 1884 riferendosi alla relazione
educativa: «Familiarità coi giovani specialmente in ricreazione. Senza
familiarità non si dimostra l'amore, e senza questa dimostrazione non vi può
essere confidenza». L’altra conoscenza, ancora più importante, è quella della
Parola di Dio; anche qui occorre esercitare i ragazzi ad una certa familiarità e
confidenza con essa, perché, come scrive san Paolo: «La fede viene dall’ascolto
e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Romani 10, 17).
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Anche in oratorio possiamo impegnarci quest’anno a trovare forme
per superare l’ignoranza dei contenuti del Vangelo che spesso hanno anche i
bambini, che in famiglia – forse – non «respirano» più il racconto e
l’esperienza della vita del Signore Gesù. UN SALTO LIBERO Quando diciamo «Jump!» parliamo di un salto che non può che
essere uno slancio libero, privo di grossi vincoli, che va oltre gli ostacoli e
cerca di superarli. La libertà è una condizione essenziale della vita di fede.
Tutto ciò che richiama la libertà – e quindi la scelta di un cuore libero –
potrà costruire le nostre proposte in oratorio e ne sarà il punto di partenza.
Potremo vedere la storia della fede, fatta della vita dei suoi testimoni,
leggendola come una storia di persone libere. In chiave educativa la libertà è
sempre una scelta di fedeltà e quindi per i ragazzi un esercizio di obbedienza,
di costanza e di fiducia e amore nei confronti di chi fa una proposta che
impegna. Del resto, solo l’amore corrisposto è vincolante: «l’obbedienza nasce
dall’amore» (liturgia). L'ORATORIO, UNA «PORTA DELLA FEDE» La libertà in oratorio significa anche larga accoglienza. In
oratorio ci sono delle regole che valgono per tutti ma la prima regola consiste
nell’apertura delle porte proprio a tutti. Ogni porta determina un passaggio, che, per chi entra, deve
essere il più consapevole possibile. Anche la porta dell’oratorio è una «porta
della fede» perché chi la oltrepassa si accorge della differenza e ritrova uno
stile inconfondibile, capace di contagiare. È davvero così? Quest’anno
l’oratorio è chiamato a interrogarsi su questo «passaggio». L’oratorio non è la
piazza, non è la strada, non è il centro commerciale o il semplice campo da
calcio o di allenamento: l’oratorio è una «incarnazione» del Vangelo e chi lo
abita è invitato ad esserne cosciente e a dare il suo contributo perché
attraverso l’oratorio «passi» l’annuncio. Quest’anno ci impegneremo anche a guardare i luoghi
dell’oratorio nelle loro potenzialità evangelizzatrici. Potrebbe essere un
lavoro che può fare il consiglio dell’oratorio, insieme agli educatori e
animatori: plasmare e caratterizzare ogni ambiente perché in un certo senso
possa «annunciare il Vangelo». È così che anche il bar, allestito in un certo
modo e abitato con «stile», può essere evangelizzatore. La porta più aperta e invitante dell’oratorio deve restare quella della cappellina, il luogo dell’incontro con il Signore, in cui tenere fisso lo sguardo su Gesù, «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Ebrei 12, 2); lo spazio in cui gettare via atteggiamenti contrari al Vangelo e confessare personalmente la propria fede, in ogni momento. Suggeriremo le forme per rendere la cappellina il «punto» in cui la fede dei ragazzi si manifesta con una preghiera semplice che è capace di trasformare la vita quotidiana. |