Parrocchia San Pietro - Abbiategrasso
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IL VOLTO DELLA NOSTRA COMUNITA’ Dall’inizio del secolo alla fine della seconda guerra mondiale Il volto della nostra comunità è segnato da una forte identità religiosa assimilata nel corso dei decenni di educazione alla fede in una condizione sociale caratterizzata dall’attività agricola e dalla forte compattezza dei nuclei familiari, con la presenza di una diffusa indigenza soprattutto tra i braccianti agricoli. La nostra Parrocchia, prima della ristrutturazione della Parrocchia cittadina era la più vasta della Diocesi di Milano, Nella quasi totalità delle famiglie si viveva una atmosfera impregnata di fede, con con l’annuncio dei valori cristiani e con la recita serale del rosario anche se molte volte ciò era frutto di una adesione passiva alla tradizione. Fortissimo è il senso di appartenenza alla comunità ecclesiale favorito anche da ricche iniziative di associazioni come l’Azione Cattolica Giovanile che aveva un incontro settimanale il sabato sera,. Questa educazione alla fede affonda le sue radici nella forte chiara proposta di fede guadagnata dalla struttura catechetica imperniata dalla dottrina della domenica pomeriggio e su periodici momenti di richiamo ai valori dello Spirito: Feste Pastorali, Quarantore, Quaresimali, mese di maggio, ottavari, novene, tridui e con momenti di eccezionale richiamo come le Sante Missioni. La Fede era però concepita come un “sapere” Dio, non un rapporto vitale con Lui, per cui la catechesi era quasi esclusivamente di tipo scolastico-mnemonico (catechismo di Pio X). Fino alla metà ,circa, degli anni 50 la catechesi ai ragazzi prevedeva tre momenti ed ambiti:
è La catechesi sacramentale in preparazione della Prima Comunione e alla Cresima, che si svolgeva ogni giorno per il tutto il periodo immediatamente precedente la ricezione del sacramento. è Per i ragazzi che frequentavano l’oratorio, si teneva, durante tutto l’anno sociale, ogni domenica, un momento di catechesi suddiviso per classi. è Per i ragazzi di AC si teneva un incontro infrasettimanale, di sera.
Catechesi spiccatamente formativa impostata su “campagne annuali”.. L’assistenza caritativa veniva prestata dalle “Dame di San Vincenzo”.. La creazione della scuola gestita dall’Istituto Figlie di Betlem risponde all’esigenza di fornire un poco di istruzione e assistenza alle fanciulle povere ed orfane.
Dagli anni 50 agli anni 60
La comunità non è più racchiusa nel mondo contadino ma in Parrocchia, oltre alle preesistenti industrie come Battiloro Metallurgico Lombardia, Nestlè, sorgono nuovi insediamenti come Siltal e BCS che richiamano manodopera dai campi.. Inoltre si registra un primo flusso di immigrazione dovuto al richiamo delle nuove industrie e a calamità naturali (Polesine, Mezzogiorno), l’integrazione nel tessuto sociale della Parrocchia è relativamente facile. I laici partecipano attivamente alla vita civica del sindacato e della politica. Il laicato viene maggiormente coinvolto nella vita parrocchiale con associazioni quale l’Azione Cattolica e le ACLI che si affiancano alle confraternite e che garantiscono agli aderenti una formazione cristiana sempre più qualificata. Per la gioventù sono gli oratori maschile e femminile a tracciare i cammini educativi sia con gli incontri formativi che culturali, coinvolgendo la quasi totalità della popolazione giovanile. La catechesi, sia per l’età di iniziazione Cristiana che, dalla giovinezza; ha avuto uno sbandamento -nella conduzione e nei testi-, negli anni a cavallo e successivi al Concilio, ritrovando slancio e sistemazione con la pubblicazione dei catechismi CEI.
Dagli anni 70 agli anni 80
L’aumento del pendolarismo fa sì che l’iniziazione cristiana venga affidata sempre più alle nonne lavorando i genitori. I massmedia, soprattutto la televisione, condizionano sempre più il modo di vivere e di giudicare la gente. Il problema politico coinvolge le fasce giovanili e gli oratori stessi esprimendosi in fenomeni di “contestazione”. Massiccio afflusso di famiglie provenienti dal Sud Italia che giungono nella nostra Parrocchia anche per la costruzione di Case Popolari. Con la costituzione del Consiglio parrocchiale i laici cominciano a partecipare alle responsabilità della pastorale in modo più consapevole e responsabile. Gli Oratori diventano sempre più il centro della vita parrocchiale coinvolgendo la popolazione con iniziative che diventano tradizione non solo per i giovani: fiaccolata, campeggio… Si notano i primi segni dell’avanzare della scolarizzazione con l’abbandono di alcune tradizioni come il Rosario in famiglia e di altre devozioni. La Parrocchia risponde in modo sempre più strutturato all’esigenza di catechizzare i fanciulli con cammini annuali o biennali di preparazione ai sacramenti dell’Iniziazione, si presta cura alla formazione dei catechisti con la nascita di una scuola decanale. Sembra però prevalere l’attenzione sull’impegno sociale di animazione popolare rispetto al cammino educativo. A partire dal 1976 furono coinvolti particolarmente anche i giovani nella catechesi dell’I.C. valorizzando il sabato pomeriggio e la domenica, sia mattino che pomeriggio. La catechesi in giorno di domenica fu poi definitivamente abbandonata, non solo per l’insistenza dei genitori, ma anche e soprattutto per l’accentuarsi delle attività sportive dell’oratorio che finivano con il penalizzare la catechesi. Tende a scomparire l’esperienza della San Vincenzo mentre crescono una serie di gruppi di giovani oratoriani che si impegnano per l’animazione di Casa di Riposo, Ospedale e Pia Casa, e qualche esperienza di servizio agli handicappati.
Gli anni 80 Famiglie sempre più chiuse in se stesse, meno solidali e più fragili. Il territorio residenziale subisce una notevole espansione, le case sorgono in luoghi sempre più lontani dal centro. Ne consegue una forte mobilità di gente che ha una mentalità sempre più secolarizzata. E’ quasi del tutto cessato il flusso migratorio del Sud Italia, mentre assume rilevanza quello extracomunitario. Durante questo decennio inizia una graduale e massiccia occupazione del tempo dei ragazzi da parte della scuola e di altre attività, ciò va a discapito della formazione cristiana degli stessi. La legislazione scolastica successiva al nuovo Concordato introduce la scelta della religione ed abolisce la presenza del sacerdote nelle classi delle elementari. L’esigenza di passare da una Fede più convinta e meno tradizionale fa nascere l’esigenza, anche nei laici, di nuovi itinerari formativi che permettano di rileggere la vita quotidiana alla luce della parola di Dio. Le nuove generazioni si sentono sempre meno legate alla tradizione della Parrocchia. L’associazionismo religioso incontra sempre maggiori difficoltà. Gli Oratori incido sempre meno sul cammino cristiano della gioventù. Puntuto alla formazione cristiana inizia così il calo del numero dei partecipanti. Si registra una forte spinta al volontariato e all’azione caritativa che si struttura in carità “organizzata”, l’intervento non è più lasciato alla spontaneità ma organizzato in itinerari formativi che qualificano il servizio e l’intervento. Nascono l’AsGeA, la Caritas, la Paroikia, il Centro di Ascolto.
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