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Era il 1889.
Il Santo Arcivescovo Monsignor Di Calabiana passò certamente qualche ora in
preghiera e profonda meditazione, dopo che gli fu comunicata la notizia della
morte del Rev.do Parroco della Chiesa di San Pietro in Abbiategrasso.
Dove trovare il Sacerdote degno di succedere allo zelantissimo don Trezzi in una
Parrocchia così vasta che conta circa 150 cascinali a distanze considerevoli
l’uno dall’altro?…
Spirito Santo, illuminatemi!
E il Divino Invocatore delineò chiara e perfetta, allo Spirito dell’Angelo di
Milano, la figura di un prete col quale aveva parlato qualche giorno prima;
prete che all’energia della fibra adamantina accoppiava zelo d’apostolo e
maturità di senno, rari a trovarsi in un prete giovane.
Se nel 1889 la radio avesse funzionato come al giorno d’oggi, il vicario di
Agra, prima di andare a letto, avrebbe ricevuto dal suo Arcivescovo un ordine
che non gli avrebbe lasciato chiudere occhio in quella notte.
Lui, don Ottavio Paronzini, nato e cresciuto tra laghi, con quei garretti
d’acciaio allenati ai più arditi sentieri della Valtravaglia, andarsene a vivere
alla “bassa” fra marcite e risaie.
Sarà ben triste la vita laggiù? … La nostalgia e la malaria consumeranno
lentamente la sua vita!
Così avrebbe ragionato l’uomo, ma non il Sacerdote, il soldato di Cristo!
I buoni Agratensi, addolorati e muti, videro partire il Vicario che da un anno e
mezzo avevano imparato a stimare, amare, obbedire come padre, maestro e
benefattore. Piansero, e ammirarono la pronta e serena obbedienza del loro
Vicario.
Il 29 settembre del 1889 i parrocchiani di San Pietro, invece esultavano,
accoglievano con sincere dimostrazioni di giubilo, il nuovo Parroco.
Don Ottavio Paronzini aveva allora 28 anni: portava al suo nuovo gregge doti
inestimabili di natura; tesori di sapienza, di virtù sacerdotali acquisite nello
studio profondo della teologia e della morale cattolica: conosceva anche la
medicina, per la quale sentiva inclinazione e aveva specialissime attitudini.
Erano state così deliziose e proficue le lunghe ore di studio trascorse nei
boschi alpestri da cui poteva contemplare il vasto, azzurro specchio del lago
Maggiore e quello meno esteso, ma forse più ridente, del lago di Gavirate!… E
dover partire!
Gli Abbiatensi della Parrocchia di San Pietro ed anche quelli a di là dei suoi
confini, s’avvidero ben presto quale tesoro di Parroco avevano acquistato nel
pretino dalla fibra d’acciaio, dal sorriso arguto, dalla parola facile e fluente
che piaceva a tutti: persuadeva i colti; illuminava gli ignoranti e di quali il
giovane predicatore condiva la divina parola dal pulpito, o dall’altare.
“Giovane d’anni, maturo di senno; spirito perfettamente equilibrato, mano
generosa come il cuore; operaio instancabile nella vigna del Signore;
caritatevole e sapiente medico delle anime e “dei corpi” . Ecco i giudizi dei
parrocchiani di San Pietro sul loro Parroco.
Ai quali è bello aggiungerne altri, pronunciati con profonda convinzione,
specialmente dalle donne.
“E’ un Santo: ha potere sui demoni e sulla natura: basta una sua benedizione, un
suo esorcismo, perché il fugga, la grandine cessi, e il fulmine non scoppi”.
Vi sono donne che asseriscono che quando il Rev. Curato Paronzini, asperge con
acqua santa l’uragano tremendo che gl’infuria intorno, presto cessa, senza far
danno alcune alle campagne abbiatensi; mentre quelli dei Comuni limitrofi sono
devastate dalla grandine e dalla bufera. “Solo quando il curato è assente e non
suona lui la campana del “tempo” il ciclone e la grandine osano devastare le
nostre campagne!”
Fantasie popolari, si capisce, ma che rilevano in quale stima fosse e sia tenuto
il Parroco di San Pietro dal suo gregge così numeroso!
C’è un ammalato grave, si capisce, spedito dai medici? Si corre dal Curato che
lo guarirà: fiducia che raramente rimane disillusa; perché il discepolo
dell’Abate Dott. Kneipp sa trovare la cura idroterapica, applicare i cataplasmi,
suggerire i decotti, che otterranno senza dubbio il miracolo della guarigione, a
patto che siano accompagnati dalla Fede e dalle preghiere del malato e dei
parenti. Chi li sa contare gli infermi guariti dal Parroco di “San Pietro?”.
Si andava, si va, si andrà fin che sarà possibile, dal Pastore che Iddio donava
mezzo secolo fa al gregge di “San Pietro”, per il suo bene spirituale e
temporale. Dalla sua Casa, dal suo Confessionale tornarono consolate e
tranquille mamme e bambini, laici e religiosi, atei e credenti; perché la carità
di Gesù Cristo vive, urge, infiamma il cuore del Sacerdote che fu ed è davvero:
”alter Christus”.
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