Parrocchia San Pietro - Abbiategrasso
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Resoconto della Caritas I progetti di sostegno
La collaborazione di Caritas Ambrosiana con le popolazioni colpite continua.
Partendo dal fatto che nella zona rurale si riscontra una maggior solidarietà tra le famiglie, si è scelto di concentrarsi nell'area urbana e di sostenere il prezioso lavoro che la Caritas diocesana di Chosica ha svolto in questi 3 mesi attraverso una ventina di volontari che si sono ruotati nella città di Pisco. In
particolare si sono individuati i quartieri La Alameda, San Miguel e Leticia,
tutti appartenenti alla parrocchia San Clemente. Si tratta di zone molto povere
e disagiate, con molti conflitti personali e con diverse persone ancora senza un
riparo. Ipotesi che, in coordinazione con Caritas Italiana, attiveremo anche in rete con Caritas Perù. Le case temporanee Insieme alla parrocchia si sono definiti i criteri per poter beneficiare le famiglie più bisognose, considerando sia il grado di distruzione della casa che la situazione famigliare (presenza di anziani, neonati, disabili o malati nella famiglia; assenza o morte di uno o di entrambi i genitori). Inoltre viene loro richiesto di essere in possesso del titolo di proprietà o di acquisto del terreno o, comunque, di garanzie dei vicini che confermano il domicilio della famiglia stessa. L'installazione di un casa temporanea costa 2.500 soles (ovvero poco più di 600 euro), così suddivisi: - costo del modulo in legno
1.700 soles (la nostra parrocchia aveva inviato 1.000 euro)
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Racconto della visita di Davide Boniardi Responsabile dei contatti con l'America Latina a 4 mesi dal
terremoto di agosto in Perù Il terremoto che alle 18.40 di Ferragosto ha colpito in particolare le province di Ica e Pisco in Perù ha seminato morte e distruzione: 519 morti, 1.844 feriti, circa 71.000 case distrutte, quasi 34.000 danneggiate, 117 centri sanitari e 928 scuole inutilizzabili. Forse paragonata ad altre catastrofi non è tra le più tremende, ma vi assicuro che arrivando a Pisco il 17 novembre e vedere ancora le macerie per le strade, le code per l'acqua e per iscriversi nelle liste dei danneggiati in attesa di un buono di 6.000 soles per la ricostruzione della propria casa, incontrare i sopravvissuti in tende da campeggio e sentirli raccontare dei propri cari scomparsi o di come quella sera sono scampati alla tragedia, appurare in sostanza dopo 3 mesi le condizioni precarie nelle quali stanno vivendo, annulla ogni paragone numerico e fa riscoprire il dramma di un'umanità ferita e inginocchiata ma con una voglia di rialzarsi grazie anche ad una fratellanza e solidarietà palpabili. Avendo già in programma a novembre una visita nella vicina Bolivia, ho concordato con la Caritas nazionale del Perù e la Caritas diocesana di Chosica, che continuano ad essere presenti nei luoghi colpiti dal sisma dai giorni immediatamente successivi, di poter conoscere più da vicino la realtà accompagnandoli per due giorni negli interventi che stanno realizzando. Ho incontrato Aurora, madre capofamiglia da 24 anni, che nella comunità di Los Libres, periferia marginale di Cañete, ci viene incontro correndo, di ritorno da una visita al municipio. "Il Consiglio ci ha concesso un'altra settimana di scorte alimentari per la nostra olla común", una "mensa autogestita che riunisce 50 famiglie" che lei coordina insieme ad altre due donne. Con semplicità e orgoglio ci mostra i suoi quaderni dove con precisione registra gli aiuti municipali (riso, zucchero, sale, olio e poco altro), le integrazioni di Caritas Perù di pasta, avena, latte e tonno e i contributi delle famiglie stesse che apportano quanto possono, in particolare verdure o qualche contante. Un impegno comunitario che porta avanti nonostante la grave situazione di salute del figlio maggiore che ha bisogno di una cura costante. "Saremo in grado di continuare con la distribuzione gratuita di alimenti fino a dicembre" mi aveva detto la sera prima Jenifer di Caritas Perù "poi riusciremo a garantire solamente "alimenti per lavoro; contando anche sul fatto che diverse persone stanno riprendendo le proprie attività bloccate per settimane dopo il terremoto". Ho incontrato Sandy, giovane maestra e catechista della parrocchia San Clemente di Pisco, impegnata a coordinare insieme al vice-parroco un gruppo di adolescenti volontari parrocchiali nell'animare un momento di festa nel villaggio di San Tadeo Los Paracas per la distribuzione di letti pieghevoli e coperte. I ragazzi mi raccontano che da settimane si ruotano per portare cibo e un po' di allegria ai bambini delle materne e delle elementari che hanno ripreso poco a poco la scuola, spesso in grossi tendoni provvisori. Prima di andarcene ci regalano un choco con queso (una grossa pannocchia bollita con un pezzo di ricotta), ci fotografiamo reciprocamente e mi chiedono quando tornerò. Ritrovo Sandy due giorni dopo di fronte alla parrocchia San Clemente mentre organizza un altro gruppetto di giovani incaricati di accompagnare i volontari di Caritas Chosica nel lavoro di identificazione delle famiglie più vulnerabili come prime beneficiarie di case temporanee di legno. Ci dividiamo a gruppi, sotto un sole cocente e avvolti nella polvere ci addentriamo nel barrio San Miguel insieme a Fiorenza e Rosa di Caritas Chosica e a Pablo e Martín che ci accompagnano. Le condizioni sono veramente dure, spesso le persone che incontriamo non sono proprietarie delle case nelle quali vivevano, essendo in affitto o su concessione di un lontano famigliare; i criteri concordati richiedono però un minimo di garanzia che poi non arrivi qualcun altro a rivendicare altri diritti, cosicché a volte siamo costretti a salutare senza poter dare un gesto concreto. Prima di lasciare Pisco al tramonto visitiamo le famiglie sfollate nel campo de La Alameda: il campo da calcio pieno di tende fino a qualche settimana prima, ha incominciato a svuotarsi; hanno messo la tenda fuori dalla propria casa distrutta o hanno avuto la fortuna di essere tra i primi beneficiari di case temporanee di legno, stuoia e plastica. Le persone per strada riconoscono i volontari di Caritas Chosica, li fermano e si mettono a chiacchierare: salutano, chiedono come va, raccontano dei loro problemi e dei loro progressi. Due bimbe fermano Fiorenza: "hola hermana!" e mentre Fiorenza parla con la nonna che dopo il terremoto ha improvvisato una vendita di frutta e verdura di quello che prima dove essere un piccolo negozietto, io vengo catturato da loro e di colpo stiamo facendo gli esercizi di matematica che la maestra le ha dato per compito. "Ciao, gracias… y cuando vuelven?", ovvero "quando tornate?", una domanda che in questi due giorni ho sentito spesso insieme ai ringraziamenti per i volontari e operatori delle parrocchie e delle Caritas peruviane, ma anche di altre ONG per essere al loro fianco e per gli aiuti della solidarietà internazionale. E penso che sarebbe bello tornare quest'estate con quei giovani ambrosiani che vorranno conoscere queste storie, chiacchierare e stare un po' insieme a loro. La preparazione di un Cantiere della Solidarietà in Perù è già partita, in collaborazione con alcuni dei nostri missionari presenti a Huacho. Li ho incontrati prima di recarmi sulle zone del terremoto e anche loro, come tante persone in Italia, a nome proprio, delle loro parrocchie e di amici, hanno affidato a Caritas Ambrosiana un contributo di solidarietà per le popolazioni terremotate.
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