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AI GIOVANI CON IL PAPA A LORETO PER L'AGORA'
«Ho compassione dei miei rapitori, Padre Giancarlo Bossi, missionario nelle Filippine, ha trascorso 40 giorni di prigionia nelle mani di sequestratori che l’hanno rapito su commissione. «Persone povere, spaventate – le definisce padre Bossi -. Persone che volevano farsi forza tenendo tra le mani un fucile». Il missionario ha raccontato ai giovani presenti a Loreto i 40 giorni di sequestro, giorni di scoramento e di preghiera essenziale.
su
Santo Padre, sono felice di essere con lei questa sera per dire il mio grazie:
a Dio per aver ancora una volta tenuta amorosamente la mia vita nelle sue mani;
a Lei per avermi portato nel suo cuore di padre durante il mio sequestro; a
tutti questi giovani perché con la loro preghiera e il loro amore mi dato il
coraggio di rimanere fedele a Cristo, alla sua Chiesa, alla mia vocazione
missionaria e alla gente a cui appartengo. Grazie in nome di Dio.
Carissimo don Egidio, Ciao. Grazie degli auguri di Pasqua che contraccambio di cuore. Mi trovo attualmente a Zamboanga perchè oggi sarei dovuto andare a fare un giro a Payao, ma ho dovuto rinunciare perchè tutti mi stanno cercando ... dalla polizia locale a quella provinciale, dall’intelligence filippino a quello italiano, dall’ambasciata ...... dai giornalisti e tv ...... che mi hanno fatto dire di no. Andare a Payao con una cinquantina di poliziotti e sapendo di essere accolto da giornalisti e tv ..... Il problema è che quando sono giunto a Zamboanga non mi ero accorto che sull’aereo c’era anche una senatrice per cui all’aeroporto c’erano tv e media e purtroppo essendo la mia faccia conosciuta....mi hanno subito ripreso e ora tutti si stanno chiedendo dove sono.... In compenso lunedì andrò a fare una scappata a Bayog dove verrà consacrata la chiesa nuova che abbiamo costruito e spero che anche l’arcivescovo di Zamboanga venga così che oltre a fare il viaggio assieme se ci saranno problemi ci penserà lui a risolverli ... lo chiamerò questa sera per sentire se viene .... ma quasi sicuramente ci verrà Io sto bene. Non ho ancora rimesso i kili persi ma non ne ho perduti....però almeno mi sento in pace e a casa mia. Sto imparando il tagalog ... ma quanto si fa fatica .... anche perchè da giugno dovrò fare l’acting parish priest = parroco della piccola parrocchia di Manila ... solo 140.000 mila persone di cui l’85% baraccati....e sicuramente ci sarà da divertirsi ... e questo fino a febbraio del prossimo anno in cui decideremo chi farà il parroco a Manila e chi farà il superiore...... Per il resto tutto bene. Stammi bene e saluta tutti. Un grande abbraccio Ciao
Carissimo don Egidio, Ciao. Ho appena finito di scrivere agli amici della mia classe di scuola questa lettera in cui tento di parlare un po’ di me.....e ho pensato bene di passarla anche a te. Ti spero in salute.....ti auguro un buon natale.....e non litigare troppo con la nuova liturgia ambrosiana (la deva vess propri un gran casin).....Stammi bene, Ciao Carissimi,Ciao. Settimana scorsa a cena avevamo il vescovo di Kidapawan dove da anni noi del Pime lavoriamo. Durante la cena si parlava della situazone in Mindanao e della possibilità concreta di una guerra tra cristiani e mussulmani con la creazione di gruppi fanatici come era successo anni fa (anni 70) e che avevano lasciato tantissimi morti con tanti episodi di cannibalismo e di torture. Poi visto che lui aveva fatto una proposta a noi di prendere un’altra parrocchia nella sua diocesi, il mio superiore gli ha accennato alla mia possibilità di ritornare in Mindanao a fare il parroco nella parrocchia che ci aveva offerto. Si è messo a ridere dicendo che un prete lo aveva già trovato e poi riguardo alla mia candidatura ha detto che per me non c’era posto. Ormai devo mettermi il cuore in pace e dire addio a Mindanao sapendo che i primi che mettono il veto sono i vescovi i quali hanno paura di non so ancora quale cosa. Era da tempo che avevo capito che Mindanao per me ormai poteva considerarsi chiusa .... ma che i vescovi avessero paura mi fa ancora più male....però ci sono tante altre isole in cui poter lavorare.Il mese scorso Luciano ed io (i due rapiti) siamo andati a fare un giro nell’isola di Mindoro e a Gennaio andrò a fare un giro nell’isola di Palawan per vedere concrete possibilità di lavoro. A inizio febbraio avremo poi il nostro incontro annuale e credo che si discuterà anche di nuovi posti di lavoro caso mai la situazione in Mindanao diventasse estremamente pericolosa per noi. Nel frattempo continuo a fare il parroco a Manila e sicuramente a febbraio darò le mie dimissioni. Molti continuano a dirmi perchè.... e io rispondo che a Manila mi sento un po’ tanto prigioniero...perchè essendo abituato in Mindanao dove la parrocchia era vasta, e avevi anche giorni di cammino per raggiungere i villaggi, qui dopo 5 minuti sei gia` arrivato al confine....poi sei sempre circondato da gente e tutti gli incontri sono alla sera, per cui difficilmente hai tempo per pensare e leggere cosa che in Mindanao si poteva fare....poi in Mindanao avevo anche il mio pezzettino di terra da coltivare sia per mangiare verdura sia per fare veder alla gente che la verdura cresce con poco lavoro basta essere fedeli a dare tutti i giorni un p’ di tempo, mentre qui è tutto cemento e traffico per cui il cemento porta caldo e il traffico porta inquinamento ....pero` non scarto l’idea di continuare a lavorare qui ma se mi fermassi andrei a vivere con i baraccati che secondo me necessitano di una presenza permanente e poi è il luogo da dove provengono tutte le sfide per la parrocchia. su Come sto? Molto bene. Sono ritornato sul peso forma (110 kili) e anche tutto il resto è ritornato a posto. Per me è bastato lasciare l’Italia per recuperare anche perchè in Italia non avevo più tempo visto che avevo sempre qualcuno che mi cercava. Qui nelle Filippine hanno tentato all’inizio del mio ritorno ma ho subito detto di no per cui a lungo andare mi hanno lasciato in pace anche se mi accorgo che il mio nome e la mia figura sono sempre in prima linea ma grazie al cielo rispettano la mia libertà. Soprattutto sono contento e felice di quello che sto facendo e anche se Mindanao rimane ormai un sogno con una grande ferita dentro di me, mi sto accorgendo di avere anche tanta serenità dentro per cui lavoro sempre con tanta gioia dentro di me. Ormai è Natale. Qui abbiamo iniziato la Novena con grande partecipazione di gente e sono momenti da sfruttare. Mi è capitato tra le mani una preghiera poesia di Origene Possa il Signore Gesù toccare i nostri occhi per renderci capaci di guardare non ciò che si vede ma quello che non si vede. Possa aprirli questi occhi perchè contemplino non il presente, ma l’avvenire e possa donarci gli occhi del cuore con cui possiamo vedere Dio attraverso lo Spirito. Ecco direi che Natale è proprio un giorno belo perchè è bello sentirsi guardati da Dio. Statemi bene, vi penso sempre in forma. Un grande abbraccio. Ciao! Padre Giancarlo
RAPIMENTO DI PADRE GIANCARLO BOSSI
Stralci dall'Agenzia MISNA 27/6/07 CONTINUANO RICERCHE, VOCI SU RICHIESTE DI RISCATTO 12.25
Nelle ultime ore si starebbero concentrando nell’area di Lanao del Sur le operazioni di ricerca di padre Giancarlo Bossi, 57 anni, il missionario italiano del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), rapito il 10 giugno nel villaggio costiero di Bulawan, nella provincia di Zamboanga (ovest dell’isola meridionale di Mindanao). La MISNA lo ha appreso da fonti locali che, tuttavia, non sono in grado al momento di fornire altri particolari. Notizie contraddittorie e prive di conferme indipendenti continuano intanto a circolare sulla stampa filippina: fonti radiofoniche di Cotabato hanno riferito oggi che i rapitori avrebbero chiesto un riscatto di un milione di dollari, notizia tuttavia smentita all’emittente televisiva ‘Gma’ dal generale Benjamin Dolorfino, che coordina la parte militare del cosiddetto ‘Ad hoc joint action group’ (Ahjag), il Gruppo d’azione congiunto con i separatisti del Fronte di liberazione islamico Moro (Milf) che da 16 giorni si occupa anche del rapimento. “Non abbiamo ricevuto informazioni su richieste di riscatto” ha detto Dolorfino. Secondo il quotidiano ‘Inquirer’, invece, il capo negoziatore del Milf, Mohagher Iqbal, ha detto che i sequestratori hanno chiesto 15 milioni di pesos (pari a circa 320.000 dollari) per il rilascio del religioso. “Ma per quanto ci riguarda non prendiamo in considerazione le richieste di riscatto. Sebbene sia il principale motivo per cui hanno catturato il sacerdote” ha detto Iqbal allo stesso giornale. Ieri, secondo quanto riferito al quotidiano ‘Inquirer’ da Dolorfino i sequestratori avrebbero inviato un messaggio di testo (sms) al cellulare di uno dei tre emissari del governo dislocati nell’area di Lanao del Sur in cui affermano che padre Bossi è vivo e chiedono denaro per acquistare un farmaco che possa curare l’ipertensione di cui soffre il religioso; a oggi, tuttavia, i confratelli del Pime non hanno confermato alcun contatto con i sequestratori. [FB]
2/7/07 MISSIONARIO RAPITO: STABILITI CONTATTI, SECONDO ESERCITO 15.27 “Contatti sono stati stabiliti con il sacerdote italiano rapito Giancarlo Bossi” ha riferito oggi il generale delle forze armate filippine Hermogenes Esperon Jr., senza precisare l’identità di chi sarebbe riuscito a parlare con il missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) né in che modo sarebbero avvenuti i contatti: lo riporta il quotidiano di Manila ‘Philippine Daily Inquirer’, precisando che per Esperon i militari hanno la prova che padre Bossi è vivo. “Abbiamo indicazioni che è in vita ma non vogliamo discutere i dettagli” ha detto ancora il generale, secondo cui il religioso “sta bene”. Riportando la notizia sul loro blog, aperto proprio per seguire la vicenda del confratello rapito il 10 giugno, i missionari del Pime nelle Filippine scrivono: “Finora la casa regionale del Pime a Zamboanga non ha ricevuto una sola ‘prova di vita’ di padre Giancarlo Bossi”.
su 3/7/07 MISSIONARIO RAPITO: ESERCITO CONTINUA DA SOLO LE RICERCHE 10.41
“L’attesa continua anche oggi; ancora nessuna novità”: lo dicono alla MISNA fonti del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) contattate nel sud delle Filippine, confermando di non aver avuto ancora contatti con i rapitori di padre Giancarlo Bossi, 57 anni, sequestrato il 10 giugno nel villaggio costiero di Bulawan, nella provincia di Zamboanga (ovest dell’isola meridionale di Mindanao). I principali quotidiani filippini riferiscono oggi che il cosiddetto ‘Ad hoc joint action group’ (Ahjag), che riunisce le autorità governative, quelle militari e i separatisti del Fronte di liberazione islamico Moro (Milf), ha deciso di lasciare alle sole forze armate (Afp - Army Force of the Philippines) il compito di proseguire le ricerche del missionario. “D’ora in poi, spetta alle Afp la responsabilità di continuare il lavoro” ha riferito Mohammad Nasif, capo delle forze del Milf incaricate delle operazioni congiunte. Nasif, citato dal quotidiano ‘Philippine Star’, ha precisato che la decisione è stata concordata tra il responsabile dei separatisti per l’Ahjag, Abdul Dataya e il generale della Marina militare Mohammad Dolorfino, secondo i quali le operazioni di ricerca simultanee non avrebbero dato finora i risultati sperati. Nasif ha aggiunto che le forze del Milf resteranno in situazione di ‘standby’, pronte a riprendere le ricerche qualora fosse loro richiesto; i separatisti hanno anche deciso di ritirare un migliaio di loro uomini dalle aree di Lanao del Sur e Lanao del Norte per consentire ai militari di procedere senza intralci. Sempre oggi, secondo il giornale di Manila ‘Philippine Daily Inquirer’, il generale delle forze armate filippine Hermogenes Esperon Jr. ha riferito che l’esercito “ha qualche nuovo buon indizio” ma non ha aggiunto altri dettagli; ieri lo stesso Esperon aveva dichiarato che “contatti sono stati stabiliti con il sacerdote rapito”, senza tuttavia precisare l’identità di chi sarebbe riuscito a parlare con il missionario né in che modo.
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